Fatto a mano
Il lavoro non è solo produzione per il guadagno, ma anche una bella occasione per tenere caldi i neuroni nel cervello, pensare diversamente, imparare e fare di meglio.
Ogni giorno provo a fare qualcosa di nuovo, un po' per migliorarmi, un po' per il gusto infantile di vedere cosa succede.
Cerco di usare al minimo i computer. Sono attrezzi che mi affascinano, che credo di conoscere abbastanza bene, ma di cui ho capito i grandi limiti: ti impigriscono e ti consigliano cosa fare, giorno dopo giorno ti costringono a parlare come loro, disegnare come loro, impaginare come loro.
Fin qui è una nobile gara. Sono certo di essere più bravo del mio mac a fare le tre cose sopracitate, ma qualcuno potrebbe non essere d'accordo, quindi chiudiamo questa pagina e passiamo a quella successiva. Da quando ho "sfanculato" i computers lavoro molto di più. L'ultimo libro , "52 idiozie da non fare in barca" l'ho scritto e disegnato in venticinque giorni, quello precedente, "Gli yachts che hanno fatto lo yachting" in poco di più, che ai tempi non ero abbastanza allenato.
In breve, i miei disegni che tanti conoscono hanno quasi sempre bisogno di più tempo per essere spediti che per essere disegnati, e la parte informatica, lasciatemelo dire, la trovo di una noia ultraterrena rispetto al piacere dell'usare le mani sulla carta, di veder nascere delle cose dal nulla.